In questo articolo presenteremo le principali caratteristiche che ciascun giocatore, nel proprio ruolo, dovrebbe avere. La tecnica specifica per ruolo.
Come sempre dobbiamo partire dal presupposto che ciò riguarda un mondo idealizzato, un mondo quasi da “professionisti”; tuttavia, a grandi linee, cercheremo di presentare le caratteristiche più comuni che ciascuno dovrebbe avere.
Il calcio negli ultimi 20 anni si è evoluto e con esso si sono dovuti evolvere anche gli allenatori ma soprattutto i giocatori.
20 anni fa era raro, se non rarissimo, vedere un portiere costruire azioni e/o toccare lo stesso numero di palloni di un centrocampista a fine di una partita (o quasi); al portiere veniva richiesto di difendere la porta, ergo parare.
Stop.
Oggi, invece, al portiere viene richiesto il saper usare “i piedi”, saper costruire, saper dribblare tutte caratteristiche da giocatore di movimento.
Questo esempio ci fa capire come detto che il calcio si è evoluto.
Non staremo qui a fare un paragone tra il calcio che era e il calcio che è oggi; cercheremo invece di capire le caratteristiche principali che i nostri giocatori dovrebbero avere.
Questo farà in modo che l’allenatore, conoscendo e interpretando le caratteristiche dei suoi “uomini” potrà adattare il miglior sistema di gioco al fine di metterli nelle miglior condizioni possibili per migliorare, crescere e rendere.
Vediamo allora quali saranno i ruoli che analizzeremo:
Portiere
Difensore Centrale
Difensore Esterno
Mediano
Mezzala
Trequartista
Attaccante Esterno
Punta Centrale
La tecnica del portiere
Il portiere moderno, come già accennato all’inizio di questa guida, è uno dei giocatori che più di tutti si è evoluto nel corso degli anni: da essere un giocatore prettamente passivo con l’unico obiettivo di parare, oggi si è trasformato in un giocatore di fatto attivo, che costruisce, che spazza palloni, che si smarca per essere sempre una soluzione alternativa per la propria squadra.
E’ diventato quasi un giocatore di movimento, con gli allenatori che sempre di più ricercano attraverso lui uscite e/o costruzioni dal basso sempre più pericolose che però, se vanno a buon fine, diventano pericolosissime per gli avversari.
Il portiere “moderno”, come molti analisti e studiosi hanno ribattezzato il portiere, deve avere delle caratteristiche che non siano solo quelle di parare, bensì caratteristiche tecniche con i piedi non indifferenti.
Il portiere moderno deve essere un giocatore che sa leggere il gioco, che sa leggere cosa sta accadendo nella propria metà campo, che sappia anticipare le mosse degli avversari e che non stia necessariamente “piantato in porta” ma bensì abbia coraggio, difenda quasi al limite dell’area di rigore (quando chiaramente l’azione è nella metà campo avversaria).
Come accennavamo, il portiere deve avere un ottimo controllo palla e un’ottima visione di gioco: deve sapere quale controllo utilizzare in base al posizionamento avversario e alla loro pressione, sappia decidere se è conveniente magari un controllo a chiudere da sx verso dx per poter andare dal compagno libero nella zona di campo dx oppure effettuare un rilancio lungo data la pressione avversaria.
Insomma, deve quasi avere le stesse caratteristiche pensanti di un mediano di costruzione, di un centrocampista di costruzione.
A tutto questo, chiaramente, va abbinato l’aspetto tecnico relativo alla trasmissione: il portiere moderno deve saper effettuare passi precisi, passaggi accurati, passaggi in zone di campo utili alla squadra per non essere attaccata ma per poter attaccare, deve saper rilanciare con ottima precisione.
Accanto a queste caratteristiche più “nuove” se vogliamo, il portiere moderno non ha perso certamente i suoi ruoli caratterizzanti: ultimo difendente, protettore della porta, comunicatore in campo. Infatti, il portiere è l’ultimo baluardo difensivo della squadra, ha il compito di impedire agli avversari di segnare una rete ed è l’unico giocatore in grado di poter utilizzare le mani, cosa NON di poco conto.
È chiaro quindi che il portiere deve saper parare, deve avere un’ottima reattività generale, riflessi eccezionali; atleticamente deve essere abituato a buttarsi, lanciarsi, cercando di intercettare le palle più velenose che gli attaccanti proveranno a tirar fuori dal loro cilindro.
Deve però allo stesso tempo essere un ottimo comunicatore, deve comandare la linea difensiva, richiamare le marcature durante i calci piazzati, deve saper motivare i propri compagni per non ritrovarsi “solo contro il mondo”.
Come allenarlo?
Sicuramente il portiere moderno deve non solo allenarsi con il preparatore dei portieri, figura fondamentale per allenare e migliorare i nostri numeri 1, ma allo stesso tempo deve potersi allenare anche con il mister e direttamente con la squadra al fine di recepire le richieste del mister oltre ad acquisire empatia e sicurezza con gli altri membri della squadra.
La tecnica del difensore centrale
Quando parliamo di difensore centrale ci riferiamo al penultimo baluardo della nostra porta, difesa dal portiere e pertanto questo giocatore deve avere delle caratteristiche abbastanza marcate e delineate.
Non staremo qui a spiegare cosa cambi tra una difesa a 4 e una difesa a 3, ( a questo proposito condividiamo il link di un articolo su "Quale marcatura insegnare ai giovani calciatori?"), ma ci soffermeremo come detto in precedenza, sulle caratteristiche generali che questa tipologia di giocatore dovrebbe avere/possedere al fine di essere un ottimo giocatore.
Il difensore centrale, come dice lo stesso nome, è un difensore che prevalentemente difende la porzione centrale di campo delineata fra porta e centrocampo, una zona vasta e potenzialmente oggetto di numerosi duelli.
Come dicevamo, il difensore centrale ha come compito quello di impedire alla squadra avversaria di segnare una rete ma in che modo?
Sicuramente il primo compito che ha è quello di marcare l’attaccante centrale avversario, impedendo a quest’ultimo di poter avere vita facile in area avversaria.
Sembra un compito facile, in realtà marcare è molto complesso in quanto il difensore deve avere una buona attitudine al duello, deve saper riconoscere la differenza fra un duello frontale e un duello dorsale, deve saper non essere frettoloso e deve saper temporeggiare quando in difficoltà.
Inoltre generalmente il difensore centrale è quello che “comanda la linea” ovvero è quello che comanda ai propri compagni di reparto di “salire” o “scappare” in base alla palla coperta/scoperta e/o a un rilancio del portiere dopo un tiro fallito avversario cercando così la trappola del fuorigioco; oltretutto nel calcio moderno il difensore centrale ha compiti di costruzione del gioco pertanto deve possedere anche buone qualità tecniche.
In passato il ruolo del difensore centrale era più passivo, si doveva occupare solo di marcare e impedire agli avversari di segnare; inoltre si parlava di “libero” ovvero quel giocatore che spaccava la linea e si posizionava a difesa esclusiva dello spazio.
Come si può ben capire, quindi, è un ruolo altamente sotto stress, pertanto i giocatori in questa posizione devono essere carismatici (in una difesa a 4 quindi con 2 centrali è sufficiente 1 solo con queste caratteristiche) oltre a possedere ottime capacità tecnico tattiche di lettura di quello che avviene incontro.
Una loro lettura sbagliata di una palla scoperta, una “scappata” errata e chiamata male e/o un passaggio effettuato in modo errato possono compromettere tutto lo schieramento e favorire così la squadra avversaria potendo quest’ultima tentare di segnare una rete.
Un buon difensore centrale oggi deve possedere, come già detto ma ripetiamo per completezza, doti carismatiche, di leadership, deve saper leggere le situazioni che avvengono nella propria metà campo e deve essere in grado di essere pronto a qualsiasi situazione possa presentarsi; deve possedere ottime capacità fisiche e atletiche, generalmente anche buona elevazione in termini di statura.
La tecnica del difensore esterno
Il difensore esterno, detto anche terzino, fa parte assieme al difensore centrale della linea difensiva atta ad impedire agli avversari di segnare.
Come il difensore centrale, anche il difensore esterno ha un compito estremamente importante e allo stesso tempo “stressante” ma rispetto al primo questo si differenzia per alcune caratteristiche.
Innanzitutto come anticipato precedentemente non staremo qui a differenziare la situazione tra una difesa a 4 e una difesa a 3, sostanzialmente i concetti si equivalgono pur con alcune differenziazioni che rimandiamo ad altra guida.
Il nome già ci indica la porzione di campo in cui questo giocatore si trova ad operare, ovvero la zona più laterale del campo sempre identificata tra area di rigore e centrocampo. Tuttavia, rispetto al difensore centrale, il difensore esterno ha una doppia funzionalità:
Funzionalità Difensiva: quando la squadra avversaria attua un attacco, il difensore esterno attua comportamenti difensivi volti ad impedire l’ingresso avversario in area di rigore. Un buon difensore esterno deve possedere buone se non ottime capacità di 1v1 volte a invogliare l’attaccante avversario ad andare in zone di campo da cui difficilmente possa rendersi pericoloso (es. mandare l’attaccante lateralmente e/o verso la bandierina del calcio d’angolo). Un loro errato posizionamento e una “risalita” non eseguita immediatamente su chiamata del difensore centrale può compromettere il lavoro difensivo facendo in modo che gli avversari possano penetrare in area di rigore e rendersi pericolosi.
Funzionalità Offensiva: quando la squadra si trova invece a dover costruire azioni offensive, il ruolo di questo giocatore diventa molto determinante perché possono essere giocatori il cui apporto offensivo può rivelarsi determinante nel far male alla squadra avversaria. Il difensore esterno, quindi, non deve solo saper difendere, affrontare un duello frontale e/o dorsale, ma deve saper attaccare, deve saper risolvere un duello dal “lato opposto” in cui è lui l’attaccante, deve avere buona predisposizione atletica a fare un lavoro quasi a tutta fascia dovendo lavorare sulla fase difensiva e offensiva.
Come si intuisce, quindi, è un ruolo che necessita di un’ottima predisposizione tattica, tecnica, atletica ma soprattutto mentale.
Qua giocano giocatori che sanno reggere la pressione, che sanno adattarsi a continui capovolgimenti di fronte, giocatori che non hanno paura di niente e di nessuno ma che invece risultano essere i più duri da affrontare e da superare.
Mettere in questa posizione un giocatore “fragile” mentalmente che, perdendo un singolo duello non è più in partita, deve far riflettere l’allenatore sulla scelta probabilmente sbagliata commessa inizialmente.
La tecnica del mediano
Il mediano fa parte dei giocatori appartenenti ai centrocampisti ed è un giocatore che deve avere delle caratteristiche ben definite e facilmente riconoscibili.
Partiamo innanzitutto da capire che cosa deve fare un mediano, ovvero quali siano i suoi compiti e le sue zone di competenza.
Il mediano occupa la zona centrale del centrocampo, appena sopra quella coperta e occupata dai difensori centrali e ha due compiti ben distinti: quello di recuperare più palloni possibili impedendo così agli avversari di “infilare” la difesa; quello di costruire geometrie interessanti in fase di costruzione volte a mettere in difficoltà la retroguardia avversaria.
Di fatto è un ruolo altamente complesso, altamente difficile.
Se in precedenza il ruolo del mediano era quello di interdire il più possibile le azioni avversarie come penultima linea difensiva prima dei difensori, oggi gli viene richiesta una capacità ed una visione di gioco totalmente diversa.
Infatti, deve essere quel giocatore che sa leggere cosa sta avvenendo sul terreno di gioco, è quel giocatore che sa se è il momento di verticalizzare, se è il momento di dare ampiezza, se è il momento di effettuare un cambio gioco, se è il momento di mantenere il possesso del pallone senza forzare la giocata; possiamo definirlo sostanzialmente il cervello pensante della squadra.
E’ un giocatore che sicuramente non deve “consumare” fiato come un esterno di centrocampo, una mezzala e/o un terzino; tuttavia i suoi movimenti devono essere continui, deve sempre farsi trovare pronto tra le linee per ricevere un passaggio e dettare la giocata successiva.
Ha uno spazio più circoscritto e meno amplificato; tuttavia un suo errato posizionamento e/o una sua mal lettura di ciò che sta avvenendo sul campo può mettere in seria difficoltà la propria squadra.
E’ chiaro che poi un mediano dalle spiccate qualità descritte deve essere supportato da un reparto arretrato di medesimo livello e allo stesso tempo da compagni di reparto abili in costruzione e che si intendano con il “cervello”.
Non possiamo, quindi, far ricadere l’onore e l’onore di qualsiasi giocata in costruzione al mediano, bensì la squadra deve sapere che le sue qualità, unite a quelle dei propri compagni, possono aiutare a raggiungere l’obiettivo che ricordiamo è sempre quello di segnare una rete.
Accanto a tutto questo lato prettamente offensivo, come accennato il mediano deve saper interdire le azioni e le giocate avversarie, deve cioè saper recuperare i palloni attraverso contrasti, anticipi, pressioni accurate anche di reparto al fine poi di sapere già cosa effettuare come azione successiva.
Per allenare in modo esaustivo il mediano possono essere utilizzati molti strumenti, quali possessi palla e partite a tema dove viene dato al mediano il ruolo di jolly:gioca con la squadra in possesso, bisogna che le giocate passino attraverso di lui soprattutto in fase di costruzione, deve essere sempre facilmente rintracciabile dai propri compagni di squadra (deve quindi sapersi smarcare costantemente).
In questo modo mettiamo il nostro giocatore play a dover risolvere tante, tante, tante situazioni al fine di migliorare intesa, percezione, lettura, di ciò che avviene davanti a lui immerso nel gioco.
E’ chiaro che, tutto questo, impone che questo giocatore abbia adeguate capacità tecniche quali ottima ricezione, ottima trasmissione della palla, anche buone qualità nel dribbling e nel 1v1.
E’ un giocatore di fatto che deve toccare molti palloni durante la partita e quanti più ne tocca più ci sono possibilità di creare situazioni pericolose per la squadra avversaria, che si troverà messa in forte difficoltà.
La tecnica della mezzala
La mezzala rientra all’interno del reparto dei centrocampisti assieme al mediano; tuttavia la sua posizione risulta leggermente più avanzata rispetto a quella del giocatore appena visto nel paragrafo precedente ma allo stesso tempo più arretrata rispetto all’attaccante esterno.
Il ruolo della mezzala, come accennavamo nel capitolo precedente, è molto importante come tutti i componenti che occupano zone centrali di campo in fase costruttiva: il suo posizionamento e la sua intesa con il mediano e/o eventualmente con il trequartista assumono caratteristiche fondamentali al fine di offrire sempre soluzioni ai propri compagni di squadra.
Rispetto al mediano, cui normalmente chiediamo di interdire le giocate avversarie e quindi sostanzialmente di difendere, le mezzali hanno principalmente compiti offensivi, buone doti di calcio in porta e per tale motivo devono apportare alla propria squadra un numero sufficienti di goal grazie ai loro inserimenti.
Ovviamente con ciò NON vogliamo dire che le mezzali NON devono difendere; lo devono fare in modo però diverso da come lo farebbe un mediano a cui chiediamo di giocare in una zona di campo abbastanza definita e ristretta.
La mezzala gioca con un raggio di azione potenzialmente che va a sovrapporsi con quello dell’attaccante esterno e, perché no, attraverso interscambi, con quello dell’attaccante centrale e/o del trequartista: insomma deve avere dei polmoni di acciaio e in grado di coprire vaste e ampie zone di campo.
Tutto, come sempre, sta alle richieste e alle specifiche dettate dall’allenatore e dai principi da quest’ultimo voluti: molto cambia tra il ruolo della mezzala nel 4-3-3 o nel 3-5-2 ma non è questa la guida in cui vogliamo addentrarci in questo.
Una buona mezzala deve essere allenata sempre su aspetti tecnici ma anche tattici: deve possedere buone doti quali trasmissioni, ricezione, tiro in porta ma soprattutto deve essere abilissima nei duelli 1v1, deve sapere quando è il momento di offendere in modo deciso e quando invece di attendere, magari facendo girare palla oppure attraendo pressione su di sé liberando spazio altrove.
Questo non va tralasciato e anzi merita un piccolo approfondimento. Se decidiamo di porre un giocatore nel ruolo di mezzala ma questo non è in grado di superare un avversario in situazione ridotta 1v1, qualcosa deve accendere in noi un campanello di allarme.
Come mai?
In precedenza parlavamo di come questo giocatore debba muoversi su e giù per il campo, cercando di inserirsi ove possibile per arrivare a calciare in porta.
E’ chiaro, allora, che se non è in grado di superare un avversario dribblando, sapendo utilizzare finte e/o qualsiasi altro strumento, allora quel giocatore NON può essere una mezzala.
Poi si torna sempre al concetto di: che cosa vuole l’allenatore e che compiti indica ai propri giocatori?
E’ chiaro, però, che una mezzala non in grado di attaccare lo spazio, di puntare l’uomo e di provare giocate anche difficili, debba essere posizionata in altro ruolo.
La tecnica del trequartista
Quando parliamo di trequartista indichiamo quel giocatore che si dispone a cavallo tra la linea dei centrocampista e quella degli attaccanti ed è generalmente quel giocatore che “non tutte le squadre hanno”.
A parte le battute, parliamo di quel ruolo che deve essere occupato dal giocatore con il bagaglio tecnico più completo di tutti, abile nel 1v1 con ottima dote realizzativa sia su azione che su palle inattive, dotato di inventiva, fantasia, abile nell’ultimo passaggio.
Insomma è un ruolo delicato, complesso, difficile che non tutte le squadre, riprendendo la battuta, hanno.
E’ un ruolo che non va inventato, si può provare a costruirlo attorno ad un giocatore ma se mancano alcune delle qualità sopra descritte è bene andare altrove; viceversa, quando una squadra è dotata di un giocatore da tali doti, la scelta di un modulo che comprenda questo giocatore (4312 o 4231) può risultare molto efficace e azzeccata.
Possiamo quasi definire il trequartista un “mediano più avanzato” in quanto a caratteristiche tecniche ci avviciniamo; tuttavia quello che muta è l’estro, la fantasia, la vena realizzativa.
Anche il trequartista, comunque presenta compiti difensivi: deve saper collaborare con il reparto dei centrocampisti per aiutarli.
Deve essere dotato di ottima corsa, buona lettura del gioco e di ciò che sta avvenendo intorno a lui in quanto deve poter saper sfruttare gli spazi creati dalle punte inserendosi.
Tuttavia, un po' come il mediano, il trequartista deve sapersi trovare nel posto giusto al momento giusto.
Deve sapersi smarcare, farsi dare palla e provare giocate al fine di mettere in grossa difficoltà la retroguardia avversaria; altre volte il trequartista può essere sfruttato per attrarre i difensori avversari al fine di creare spazi alle loro spalle che possano essere sfruttati da mezzale e/o dalle stesse punte.
Allenare il trequartista può essere fatto attraverso partite a tema in cui lo inseriamo come giocatore in zona offensiva dove si trova in superiorità al fine di creare momenti, situazioni che possano portarlo ad essere dentro al gioco, a leggere cosa avviene, a trovare la porta calciando, a trovare soluzioni che possano mettere i propri compagni di squadra nella miglior condizione di fare gol.
La tecnica dell'attaccante centrale
Se siete arrivati qua siamo oramai quasi alla conclusione dei ruoli interpretabili in un modulo per una partita di calcio.
E chiaramente siamo di fronte al giocatore più riconoscibile, quello che ha l’onore e l’onore di portare in vantaggio la propria squadra attraverso la segnatura della rete.
Ovviamente con questa affermazione non vogliamo dire che tutti i goal debbano passare all’attaccante; dall’altro lato è ovvio che un attaccante deve avere come compito quello di segnare, di trovare spazio e tempo per tirare in porta e segnare.
Sarebbe tuttavia troppo riduttivo e semplicistico affermare che un buon attaccante abbia come unico e specifico compito quello di segnare e basta.
All’attaccante vengono richieste però anche capacità di supporto alla squadra quali il mantenimento del pallone attraverso una protezione, abilità nello scaricare e attaccare lo spazio, abilità anche nel collaborare con eventuali attaccanti esterno e/o centrocampisti/trequartista.
L’Attaccante centrale deve però, a nostro avviso avere una propensione mentale a non abbattersi.
Come abbiamo detto è il giocatore che, assieme al portiere e difensore centrale, devono reggere una pressione molto maggiore rispetto ad altri giocatori (trequartista, centrocampista centrale e/o mezzala).
Questo perché, come detto, un loro errore può portare a prendere goal e, nel caso dell’attaccante, a non farlo.
Pertanto un buon attaccante deve essere un giocatore che abbia “fame”, non si scoraggi dinanzi ad un goal sbagliato o ad un goal parato dal portiere avversario; che sia un giocatore che, quando ne ha la possibilità, provi sempre a calciare in porta.
Per fare questo, chiaramente, in allenamento devono essere pensate sempre sedute in cui gli attaccanti calcino, assaporino il sapore e il sentore di avere un difensore a cui fare male, provino l’ebrezza del tirare e del vedersi un tiro parato o un palo o una traversa oppure un tiro fuori di poco.
E’ lì che l’attaccante si misura con sé stesso, con quello che può e non può fare, con cosa può fare di più per aiutare la propria squadra.
Un giocatore mentalmente “debole”, fragile, che di fronte ad un goal parato si abbatte e di fatto sparisce NON è certamente l’attaccante di cui abbiamo bisogno nella nostra squadra, perché di fatto è come giocare con un giocatore in meno.
Inoltre un buon attaccante è quello che sa giocare SPALLE alla porta, caratteristica che sta diventando sempre più difficile da trovare e rintracciare, ma che risulta indispensabile per chi ha questo specifico ruolo.
Molto dipende, tuttavia, dalle caratteristiche che vogliamo dal giocatore più avanzato di tutti: prediligiamo un giocatore più statico ma con l’istinto da “killer d’area” oppure un giocatore più di movimento, che si muove, collabora con gli altri reparti liberando anche spazio alle proprie spalle?
Il “problema” se vogliamo definirlo tale è che l’attaccante deve sempre sapere cosa avviene, che palla riceverà, come la riceverà.
Riceve un filtrante alle spalle del difensore? Deve sapere che DEVE buttarsi dentro, seguire e calciare in porta
Riceve un cross da destra e/o sinistra? Sa che può colpire di testa se il cross è alto, dovendo inquadrare la porta, capendo quanti difensori ha intorno, se ha lo spazio necessario
Riceve un cross rasoterra? Calcia direttamente o fa velo magari all’attaccante esterno che entra dentro?
Ha ricevuto una palla lunga aerea? La sa addomesticare per continuare il contropiede?
Sa affrontare un 1v1 magari su palla riconquistata proprio da lui vs difensore e/o vs portiere?
Insomma è un giocatore che deve sapere cosa fare, come fare, quando fare in tanti, troppi determinati momenti.
Ma ripetiamo: deve fare goal. Il suo obiettivo è quello, deve cercare a porta o mettere in condizione gli altri di cercare la porta.
Come accennavamo poco sopra, quindi, per migliorare ed allenare un attaccante dobbiamo cercare di metterlo nella condizione di vivere e sperimentare e stesse sensazioni che potrebbe avere in partita.
Duello con i difensori, goal sbagliati, collaborazione con compagni, goal parati. Solo lì possiamo studiarlo attentamente, capire le sue motivazioni, le sue paure, se dopo un goal sbagliato si abbatte e sparisce dal gioco; se dopo un goal fatto si adagia e mette il freno a mano.
Insomma è un giocatore sul quale ogni allenatore dovrebbe spendere del tempo, ne vale dei risultati della propria squadra e della crescita tecnico-tattica di un giocatore fondamentale.
Guarda il video "Quali sono i 5 modi per smarcarsi secondo Marcelo Bielsa?" e scoprirai come insegnare lo smarcamento ai tuoi giocatori.
La tecnica dell'attaccante esterno
L’attaccante esterno è quel giocatore che, come dice il nome, ha il ruolo di attaccante ma opera nelle zone più esterne rispetto a quelle centrali, dove la posizione è mantenuta dall’attaccante centrale appunto.
Qua si parla di giocatori che devono avere gamba, ovvero giocatori che possano fare sia la fase offensiva che quella difensiva, rientrando preventivamente supportando il centrocampo quando la squadra si trova in difficoltà per via della pressione avversaria.
Una delle caratteristiche di questi giocatori è quella di dover riconoscere il momento in cui tagliare dentro per ricevere dei filtranti e/o dei passaggi dai compagni.
Oppure quando invece è il momento di stare larghi garantendo alla propria squadra ampiezza e soluzioni.
Deve essere un abile crossatore e deve avere ottime abilità nel duello 1v1, quindi ottime qualità da dribblatore e da fintatore.
Inoltre deve saper calciare, non solo da posizione chiaramente centrale, ma anche da posizioni più defilate, più laterali appunto.
E’ un giocatore a cui viene richiesto un compito comunque atletico e fisico importante come accennavamo poco sopra, ma allo stesso tempo richiediamo a questo giocatore di essere abile negli inserimenti, nella lettura del momento, nella lettura della situazione e della scelta da attuare, oltre al doverlo mettere nella condizione di calciare.
E’ chiaro che se in questa posizione scegliamo giocatori NON idonei ai duelli, alle scelte veloci e repentine, alla rapidità di lettura delle transizioni ovviamente perdiamo tutto quello che è l’apporto offensivo che degli attaccanti esterni possono fornire ad una squadra.
Un ottimo strumento per allenare giocatori di questo tipo sono le partite a tema con i corridoi laterali in cui possiamo lasciare libertà al giocatore esterno (che giocherà con la squadra in possesso) oppure situazioni in cui nei corridoi esterni si presentano duelli 1v1 in cui l’attaccante deve poterle risolvere.
In questo modo mettiamo nella condizioni NON solo l’attaccante esterno di lavorare singolarmente e di reparto con la squadra, ma allo stesso tempo alleniamo i difendenti a leggere i movimenti, le situazioni e a cercare soluzioni per evitare di soffrire movimenti di tal genere.
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