Negli ultimi anni, sia in Italia che all’estero, abbiamo potuto assistere a cambiamenti sostanziali nei sistemi di gioco proposti da grandi e piccoli club.
Uno di questi, ad esempio, la transizione da un calcio molto più tecnico ad un gioco molto più atletico e programmato.
L’utilizzo delle nuove tecnologie per l’analisi delle performance ha rivoluzionato il gioco a 360 gradi; la transizione generazionale, sia per gli allenatori che per i calciatori, è avvenuta in pochissimo tempo destabilizzando il panorama calcistico internazionale.
L’aspetto tattico ed atletico nel calcio moderno sono fondamentali e sono oramai diventati i requisiti minimi per poter giocare in strutture di calcio moderne, lasciando indietro forse l’aspetto tecnico e la spettacolarità, in termini di giocate, del calcio degli anni 90’.
Oggi, quindi, siamo costretti a parlare di atleti e non più di semplici calciatori, perché è cambiato il modo di fare calcio, anzi, è proprio cambiato il calcio.
Non bisogna però fare l’errore di pensare che questa rivoluzione abbia snaturato e modificato il calcio nei suoi princìpi più profondi, gli allenatori della “nuova generazione” non si sono inventati nulla di nuovo, osservando attentamente notiamo come tantissimi concetti del calcio dei primi anni 80’ siano riconducibili, ovviamente in maniera riadattata, a sistemi e metodi di gioco estremamente attuali.
Abbiamo visto, ad esempio, come il Nizza di Farioli permette ai propri centrali difensivi di rompere la linea in fase difensiva portando una enorme pressione sull’attaccante avversario, tutto ciò possibile grazie all’arretramento del mediano sulla linea dei centrali che ha il compito di copertura e di individuare e coprire le linee di passaggio; una sorta di libero moderno.
Imparare e saper riadattare concetti del passato ad un calcio più attuale è stata la chiave di volta di tantissimi allenatori di successo, partendo da Guardiola fino ad arrivare al connazionale Roberto De Zerbi.
Riprendendo le parole di Antonio Gagliardi: “ad oggi risulta molto più importante la funzione di un calciatore rispetto alla sua posizione”.
Questa frase riassume perfettamente l’emblema del calcio moderno, la funzionalità.
Il “retaggio culturale” più grande che ci è stato lasciato dal calcio degli anni 90’ è quello del “modulo di gioco”, questo termine è tutt’ora utilizzato spesso da qualsiasi appassionato calcistico, ma, ad oggi la definizione di modulo non basta più, è invece più corretto parlare di “sistemi di gioco”.
La differenza sostanziale tra sistema e modulo è appunto la funzionalità: il termine “sistema” indica una sinergia, un insieme di movimenti studiati e provati per far sì che la squadra sia in perfetta armonia, mentre il modulo indica solamente la disposizione in campo degli 11.
Nello specifico, in questo articolo, tratteremo di come difendono, o come possono farlo, le squadre impostate con un sistema di 3-4-3.
Cenni storici del 3-4-3
Per comprendere fino in fondo il 3-4-3 come sistema di gioco bisogna conoscerne le origini.
Anticamente chiamato come “sistema WM” introdotto da Chapman negli anni 30’, questo particolare metodo di gioco era uno dei primi sistemi piramidali del calcio dell’epoca, durante gli anni ha subìto numerosi cambiamenti a seconda del paese e dell’allenatore che decideva di utilizzarlo.
Uno degli adattamenti passati alla storia è sicuramente il “sistema a doppia M” della grande Ungheria di Gustav Sebes, riconosciuta ancora oggi come una delle squadre Nazionali più forti della storia.
Le applicazioni moderne invece si basano su una struttura più solida e meno spettacolare, come ad esempio il Chelsea di Antonio conte o l’Eintracht Francoforte di Oliver Glasner, saranno proprio queste due squadre che ci aiuteranno nel percorso di oggi.
Prima pressione nel 3-4-3
La prima pressione nel 3-4-3 è abbastanza semplice e intuitiva, lo schieramento di base non cambia rispetto al modulo di partenza, sarà invece scelto del tecnico se stringere più verso il centro i due laterali alti oppure farli partire già larghi a marcare i terzini avversari una volta che la palla entra in gioco.
L’obiettivo principale della squadra è però quello di essere il più corta e stretta possibile in modo da poter sfruttare in maniera efficace la superiorità numerica in mezzo al campo e sulla linea di difesa.
Per questo motivo la posizione degli esterni di centrocampo è fondamentale: spesso questi ultimi vengono lasciati in una posizione ibrida in modo da poter sia attaccare lateralmente con inserimenti e sovrapposizioni oppure ripiegare in fase difensiva quando c’è necessità.
Accorciare in avanti risulta quindi fondamentale per queste squadre, che godono della possibilità di impostare in fase difensiva una partita tatticamente più semplice.
I riferimenti sono marcati in maniera stretta ogni volta che la palla si muove, fondamentale però sarà il posizionamento della punta centrale che ha il compito di indirizzare la giocata verso l’esterno in modo da poter sfruttare al meglio la superiorità numerica.
Le scalate
Un corretto tempismo di scalata è fondamentale in qualsiasi assetto difensivo che si rispetti, ancor di più se si decide di pressare alta la squadra avversaria.
Bisogna però rispettare il più possibile le caratteristiche dei propri giocatori, se si possiedono dei terzi di difesa dotati di grande atletismo e forti nell’1vs1, come qui sotto, si può ad esempio decidere di sganciare il centrocampista laterale sul terzino e lasciare l’esterno avversario al terzo di parte, questo però può avvenire soltanto qualora il centrocampista laterale opposto ricompleti la linea difensiva posizionandosi a ridosso della linea dei centrali a simulare il terzino di una difesa a 4.
Questa rappresenta la scalata base del 3-4-3 che una volta portato verso l‘esterno l’avversario può procedere ad aggredirlo in avanti formulando ripartenze veloci e fulminee che difficilmente possono essere contenute dalle difese avversarie.
Difesa a 4 o 5 difensori
Nel momento in cui la prima pressione non risulti efficace o, per motivi di risultato non viene nemmeno effettuata, lo schieramento difensivo cambia forma trasformandosi in quello che può essere o un 5-4-1 se tutti i giocatori sono in posizione ottimale per difendere la porta, oppure in un 4-5-1 se l’uscita del centrocampista laterale non è andata a buon fine.
Qui sopra, ad esempio, possiamo vedere come si schierava il Chelsea di Antonio Conte quando decide di non pressare alto l’avversario, la posizione di Moses e di Alonso sono fondamentali per evitare inserimenti offensivi da parte degli avversari mentre Willian e Pedro si abbassano e si stringono verso il centro del campo per dare densità.
Un’altra opzione è quella di portare fuori il laterale esterno e posizionarsi con la base di un 4-5-1 permettendo al centrocampo di essere più folto e più pronto a ripartire in fase di transizione offensiva.
Come scritto in apertura di articolo il sistema di gioco 3-4-3 negli anni ha subìto variazioni tattiche interpretate dalla filosofia di gioco di allenatori differenti che hanno cercato di aggiungere un tassello in questo sistema di gioco offensivo.
Nel pensiero globale calcistico per anni la difesa a 3 giocatori è stata interpretata come difensivista quando invece è una della soluzioni tattiche più offensive in assoluto.
Basti pensare che, con alternative al 3-4-3 come il 3-4-1-2, 3-4-2-1 o 3-5-2, i top club europei stanno sempre più adottando questo atteggiamento tattico.
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