Come mixare nella stessa esercitazione obiettivi fisici, tecnico-tattici e cognitivi.
La metodologia di lavoro integrata deriva dal basket e per definizione indica appunto l’integrazione (l’unione) tra l’allenamento tecnico-tattico e la preparazione fisica (compresi gli aspetti motori).
Prevede la sinergia di tutte le componenti relative all’unità funzionale del calciatore, ovvero quella tecnica, tattica, fisica, cognitiva ed emozionale.
Utilizzare esercitazioni integrate permette di agire contemporaneamente su più obiettivi.
Questo modo di lavorare presenta, ovviamente, pro e contro.
Vantaggi del metodo integrato
Il metodo integrato di “guadagnare” tempo nell’apprendimento; interessando oltre che le capacità condizionali, anche i princìpi di gioco e la tecnica individuale, stimolando i giocatori grazie a “fattori” emotivo- sensoriali che garantiscono entusiasmo e grande impegno a discapito delle inibizioni mentali per il lavoro fisico.
Si ottiene quindi un carico cognitivo e agonistico molto elevato e si esprimono le capacità motorio-condizionali in modo situazionale e variabile.
Svantaggi del metodo integrato
L’allenamento integrato non consente di verificare in maniera “scientificamente precisa” il carico di ogni giocatore; questo può essere calcolato e analizzato su una base media e conserverà sempre le variabili che tale intervento implica.
Più lo staff tecnico possiede tecnologie e competenze, minori saranno questi limiti e maggiore sarà la capacità di stabilire se sono stati raggiunti o meno gli obiettivi prefissati.
Diversamente, sarà necessario “l’occhiometro” dello staff per valutare e correggere le varie esercitazioni anche senza l’ausilio della tecnologia.
Ma cos’è, nei fatti, l’allenamento integrato?
Esso si propone di integrare, al suo interno, tutte le dimensioni del gioco, privilegiando esclusivamente l’utilizzo dello strumento fondamentale, ovvero il pallone.
Si può definire, in pratica, come una metodologia che sta nel mezzo tra esercitazioni tecnico-tattiche ed allenamento fisico.
L’obiettivo, infatti, è quello di sensibilizzare i giocatori nell’uso della palla, ma andando ad incidere fortemente sugli aspetti condizionali quali resistenza, forza e velocità, che sono indispensabili nel gioco del calcio.
Guardiola per esempio, nel corso di questi anni, ha sempre affermato che è sbagliato preparare il calciatore solamente a livello fisico ed atletico.
Questo perché il calcio è uno sport legato soprattutto a fattori specifici, quali le capacità coordinative, certamente quelle condizionali, ma anche quelle cognitive e decisionali.
Allenare solamente la parte atletica senza l’utilizzo della palla, spingerebbe i calciatori ad avere meno carichi decisionali.
Anche il livello di concentrazione risulta più basso sulle situazioni di gioco che si verificano durante la partita.
Guardiola, nel corso degli anni, si è circondato sempre di collaboratori con i quali condivide la medesima filosofia.
Uno dei più importanti è di certo Paco Seirul-lo, che Pep definisce come uno dei suoi maestri.
È stato per anni un allenatore di atletica leggera, formando tanti atleti professionisti, per poi passare al calcio e creare una metodologia specifica per tale sport.
Egli sostiene che pensare di formare un atleta in maniera generale, secondo una preparazione fisica ed atletica comune per tutti, per poi trasmettergli solo in seguito le nozioni di uno sport come può essere il calcio, è ormai un’idea errata.
Il calcio, dal canto suo, è tra gli sport che richiedono maggiori trattamenti specifici, in cui l’abilità del calciatore è superiore rispetto a qualsiasi elemento fisico-atletico.
I processi più stimolati sono proprio quelli decisionali, emotivi, la comprensione dello spazio e del tempo, la sensibilità di percepire ciò che sta accadendo e ciò che accadrà di lì a breve in campo.
Ecco perché secondo il suo pensiero, per tutti questi motivi descritti, la preparazione fisica generale è ormai considerata obsoleta.
Secondo i principi dell’allenamento integrato, la parte atletica deve essere messa nelle condizioni di interagire con la parte tattica e psicologica.
Non ha senso, infatti, formare i giocatori con più resistenza, con più forza esplosiva o con più velocità.
Al contrario, è indispensabile che i calciatori utilizzino le loro competenze atletiche, tecnico-tattiche e psicologiche affinché riescano ad interpretare al meglio il modello di gioco della propria squadra.
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